Secondo del Lazio ed ottavo in Italia per superficie (57 kmq), il romano Sabatinus Lacus ha una profondità massima di circa 170m ed un volume di oltre 5 miliardi di metri cubi. Il suo perimetro (31,5 km) è pressochè circolare; i tre centri di Bracciano, Anguillara e Trevignano si collocano a distanze reciproche regolari di circa 11,5 km, realizzando una perfetta, regolare triangolazione.
Le origini
Circa un milione e mezzo di anni fa una serie di eruzioni vulcaniche comportò l’emersione del sistema vulcanico detto oggi “sabatino”; cessate le eruzioni i crateri si riempirono di acqua formando quattro laghi. Di questi, due (Bracciano e Martignano) sono ancora esistenti, un terzo, quello di Baccano, fu prosciugato in età romana, mentre il quarto, detto di Stracciacappe, fu bonificato nel XVIII secolo poichè ridotto ad appena un acquitrino.
L’acqua del lago
Unico emissario naturale di Bracciano è il torrente Arrone; dall’800, però, sbarrato con una diga, esso viene utilizzato solo in caso di piena, mentre di norma le acque scaricano nel bacino del Tevere. L’acqua del Lago di Bracciano fu utilizzata sin dall’età romana per consumo potabile; l’antico acquedotto di Traiano fu restaurato da Paolo V agli inizi del ’600 e perciò chiamato “Acqua Paola”, il cui fontanone terminale decora la nota piazza panoramica in cima al colle del Gianicolo, in Roma. L’acquedotto, di cui si possono osservare le torrette-spia, alte circa 4 metri, lungo la Via Cassia in direzione di Sutri, ha un percorso di 43 km ed una portata di 80.000 metri cubi al giorno.
La lotta all’inquinamento
Conservatosi perfettamente integro fino al secondo dopoguerra, il Lago ha risentito nel corso degli anni ’60 e ’70 del progressivo e indiscriminato aumento degli scarichi dei centri rivieraschi e delle attività agricole. Agli inizi degli anni ’80 il pool formato dai tre Comuni, dalla Provincia, dalla Regione e dall’A.C.E.A. realizzò un collettore circumlacuale che convoglia tutti gli scarichi in un depuratore. Inoltre dal 1987 fu vietata la navigazione a motore e l’uso di fertilizzanti e pesticidi. Ciò ha comportato nel giro di pochi anni ad un recupero integrale delle originarie condizioni di purezza dell’habitat.
Flora e fauna
Intorno al lago di Bracciano sussistono ancora lembi di foresta riparia (pioppi, ontani e salici) e l’ittiofauna, un tempo base essenziale dell’economia locale, è ancora assai ricca e varia (lucci, persici, coregoni e anguille). Tra gli uccelli si segnalano falchi pescatori ed uccelli migratori delle zone umide; più rara è la presenza dei mammiferi, a causa, in particolare, dello sviluppo dell’urbanesimo e del turismo. Il comprensorio lacuale costituisce parte integrante di una più vasta area naturalistica, che si estende ad Ovest verso i Monti della Tolfa e ad Est verso la valle del Tevere. Strettamente connesse all’ambito del lago, pertanto risultano sia la Caldara di Manziana (ulteriore, antico, cratere del complesso sabatino, punteggiato da geyser di anidride solforosa, manifestazione residue di vulcanesimo secondario) e la riserva naturale di Monterano.
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Foto: cortesia Diego Meozzi